Vai al contenuto

Bernie con la bava alla bocca, primarie democrats Iowa, si ricomincia

9 marzo 2019


…oggi lanciamo la nostra campagna, qui in Iowa e siete pronti per la nostra rivoluzione politica?  Questa campagna non è solo fatta per vincere la ‘Democratic Nomination’, non è solo fatta per sconfiggere Donald Trump, il più pericoloso Presidente nella storia moderna americana, ma con il vostro aiuto stiamo per trasformare questo paese con l’intenzione di creare una economia e un governo che lavori per tutti voi e non solo per l’1%. E voglio augurarvi che questa campagna dica ad alta voce e con orgoglio che i principi che rimarcheranno il nostro governo non saranno l’avidità o la cleptocrazia; non saranno né l’odio né la menzogna; non sarà il razzismo, il sessismo, la xenofobia, l’omofobia e l’intolleranza religiosa. Tutto questo è destinato a cessare. I principi del nostro governo si baseranno sulla giustizia: giustizia economica, giustizia sociale, giustizia razziale e giustizia ambientale. Oggi, vi do il benvenuto per una campagna che parli di particolari potenti interessi, di chi controlla in modo così esteso la vita politica, e vi dico che non tollereremo più l’avidità di Wall Street, l’avidità del sistema aziendale americano e della classe dei miliardari, quell’avidità che ha avuto come conseguenza, qui da noi, una grande disparità di reddito più di ogni altro paese sulla terra, e ciò sta per finire. Noi non saremo più indifferenti al fatto che tre famiglie in questo paese posseggano più ricchezze della metà degli strati più bassi della popolazione americana. E queste famiglie hanno più danaro rispetto a quello posseduto da 160 milioni di americani posizionati in fondo alla scala del reddito, mentre il 20% dei nostri bambini vive in povertà, i veterani dormono all’agghiaccio nelle strade e gli anziani in Iowa e in Vermont non possono permettersi di comprare le medicine prescritte dai medici. In America non accetteremmo mai più che il 45% del nuovo reddito prodotto vada coloro dell’1% che stanno in cima…https://www.facebook.com/berniesanders/videos/629125440846254/UzpfSTEwMDAwMDg2MDU1NTc0NDoyMjAyMzQ1ODI5ODA0MDgx/

Questi sono solo i primi tre minuti dei circa cinquanta che riempiono il primo comizio di Bernie Sanders per la corsa delle primarie Democrats nello stato dello Iowa. E’ proprio il solito “vecchio” Bernie, l’idolo di gran parte dei millenials americani. A sentirlo pare un leone in gabbia, ruggisce contro il corrotto sistema politico-economico americano senza mai lasciarsi condizionare un istante da un minimo di gioco diplomatico.

Non c’è dubbio, dice tante verità. Ma è proprio il caso di prendersela con tutti? Il primo fendente lo mena nei confronti dell’establishment Democrats (Obama/Clinton). Con la sua voce roca che tradisce un po’ di risentimento ricorda loro le stizzose critiche a lui rivolte nel 2016, ovvero quello di essere stato “to be radical and extreme”. L’artificio della retorica lo aiuta a infiammare la folla. “Troppo radicali e estremisti?” si domanda. E da lì si scatena la sua furia da comiziante consumato, snocciolando punto per punto le sue precedenti “issues”: il salario minimo a 15$/ora; un piano per il ricondizionamento delle vetuste infrastrutture civili; una maggiore risolutezza per le politiche ambientali; il varo di un sistema sanitario universale; la riforma dell’amministrazione giudiziaria e carceraria, una più moderna legislazione sull’immigrazione; un limite al strabordante potere dei super delegati arbitri nella convention. Nel 2016 molti di loro optarono per la Clinton, e benché non tradissero il mandato statutario, si guardarono ben bene da rispettare la reale proporzionalità del risultato derivante dal campo.

Questa lunga lista di proposte, le quali vennero spregiativamente giudicate dai suoi oppositori come “radical”, lo porta ad affondare la sua lama chiosando sul fatto che ora esse sono argomento di dibattito politico in ogni parte della nazione, Come dire: “We were right and you were wrong”. Chiude la polemica con un augurio che suona però da epitaffio nei confronti dei suoi generici detrattori, i quali, a suo dire, si sono da due decenni svenduti alla potenza del denaro offerto dai “donors” miliardari: “We want more votes than Trump and Clinton combine”.

Bernie nei rimanenti quaranta minuti elenca pedissequamente le linee di condotta del suo progetto di cambiamento. Lo fa con lo spirito dell’agitatore politico accalorando la platea. Alcuni di queste sono già state riportate precedentemente, se si esclude uno dei suoi principali cavalli di battaglia, la “Tuition-free”, ossia la possibilità da parte dei giovani di accedere alle università americane senza addossarsi il pesante gravame dei costi imposti per la loro frequenza scolastica, accollandoli ai bilanci dei singoli Stati.

In effetti, tra i Democrats, in particolare nella componente moderata, c’è molto imbarazzo. Come si può negare l’esistenza di una accresciuta disuguaglianza di reddito all’interno della società americana senza tener conto delle proposte di Sanders. Come si può sopire il malumore che serpeggia tra la gente, e in particolare tra le nuove generazioni di votanti? Parallelamente, come si possono negare proposte come la “Tuition-free” o il “Medicare for All”? Non si può nascondere il fatto che il governo USA decise di salvare nel 2007 un sistema finanziario portato al tracollo da un gruppo di avide e irresponsabili banche di Wall Street, che accumularono un debito privato enorme speculando su derivati o altri strumenti esotici. Il pubblico erario mise a disposizione del mercato una stratosferica cifra che oscillò intorno ai 5 trilioni di $ tra TARP e 3 QE. Circa 1/5 dell’intero PIL americano. Gran parte delle famiglie statunitensi proprietarie del proprio focolare domestico fallirono, mentre i banchieri si percossero il petto distendendosi al sole delle Bermuda, sorseggiando un daiquiri di hemingwayana memoria.

I Democrats moderati più noti e autorevoli nicchiano, per non dire che non hanno nessuna intenzione di servire da pasto a quei due leoni newyorkesi affamati, Sanders e Trump. Hillary e il magnate sindaco di New York, Bloomberg “gave up”, Joe Biden è molto indeciso, un eufemismo per dire che non ci pensa affatto.  Poi, dietro loro una fila di giovani promesse ma, in quanto portatori della loro freschezza politica, sono completamente sconosciute all’elettorato americano. Insomma, non c’è tra questi rampolli un novello Barack Obama.

Ci sarebbe una soluzione di compromesso, Elizabeth Warren, una liberal e come la definisce la cronaca politica americana: “she is an establishment woman anti establishment”. Un giano bifronte, senatrice del democraticissimo Massachusetts, Boston, East Coast, ma nata nel rude e povero e tradizionalista Midwest, Oklahoma; una brillante accademica di Harvard, ma proveniente da una famiglia di basso ceto.

Mid-term USA 18, Sen. Elizabeth Herring Warren, la democrat che fa impensierire Trump

La Warren gode di un ampia stima per la sua competenza nelle materie economiche, finanziarie e soprattutto bancarie – anche Obama si dovette inchinare a lei – ma è odiatissima da Wall Street. Ne hanno ben donde gli gnomi di Manhattan: alla Lizzy non si possono far vedere lucciole per lanterne. Non si escludono commenti sarcastici nelle loro affollate trading room del tipo: “meglio un folle socialista come quel matto di Bernie piuttosto che quella cimiciosa rompiscatole della Warren. A Sanders faremo fare la fine di quel suo compagno visionario di McGovern nel 72, quando fu umiliato da Richard Nixon”.

Appunto, George McGovern 72, un disastro. Cerchiamo una soluzione di compromesso. A Bernie va riconosciuto di aver spostato l’asse politico dei democrats a sinistra, ma nel caso prevalesse nelle primarie, difficilmente vincerebbe contro Trump.

Appunto, George McGovern 72, una catastrofe. Quando i giovani al ritorno dalla drammatica esperienza del Vietnam, delusi e amareggiati fecero circolare tra loro uno slogan cinico e arrendevole: “Why change a dick in the middle of a screw. Go for Nixon in nineteen seventy-two.” Non lo traduco, troppo scurrile.

Appunto, George McGovern 72, una resa incondizionata, ci serva da memento. Poiché, se cambia l’America cambia il mondo e non c’è Cina e Germania che tenga, con buona grazia del TAV di Chiamparino e Salvini.

No comments yet

Lascia un commento